domenica 4 febbraio 2024

"L'assassinio di Roger Ackroyd", o forse dovremmo dire l'assassino?

Quest'anno la #ReadChristie2024, come abbiamo visto, è improntata sulle varie decadi del lavoro di Agatha Christie e ovviamente si parte dagli anni '20, quando Agatha pubblicò il suo primo romanzo Poirot a Styles Court (The mysterious affair at Styles).

Ormai sappiamo tutti che questo romanzo fu il risultato di una scommessa con la sorella Madge. Dopo la lettura de Il mistero della camera gialla di Gaston Le Roux (1908), Agatha confidò a Madge che le sarebbe piaciuto cimentarsi nella scrittura di un romanzo poliziesco.

Madge, poco convinta del successo dell'impresa, sfidò la sorella a scrivere un romanzo e pubblicarlo. Il resto possiamo dire che è storia.

Per il mese di Gennaio della #ReadChristie2024 ho letto L'assassinio di Roger Ackroyd, del 1926, sicuramente uno dei romanzi più famosi e anche controversi della Christie.



L'intera vicenda si svolge in un paesino dove tutti si conoscono e sanno tutto di tutto, anche se forse qualcuno un po' prima e un po' più degli altri: King's Abbot.

Di recente però il Villino dei Larici è stato affittato ad uno straniero dedito alla coltivazione delle zucche. Nessuno è ancora riuscito a scoprire nulla sul suo conto ma noi lo conosciamo benissimo. Infatti, anche se in paese tutti pensano che il suo nome sia Porrot e qualcuno addirittura lo crede un parrucchiere in pensione, si tratta in realtà del celeberrimo investigatore belga Hercule Poirot, ritiratosi a vita privata.

La storia si apre con la morte della signora Ferrars, spinta al suicidio da un ricatto. La donna infatti, innamorata di Roger Ackroyd e decisa a liberarsi del gretto marito, un anno prima lo aveva avvelenato. Qualcuno però sapeva e da un anno la ricattava.

Prima di morire la donna confida la tragedia che sta vivendo ad Ackroyd, il quale non la prende molto bene. Alla signora Ferrars non resta che farla finita, affidando il nome del ricattatore e la preghiera di vendicarla ad una lettera per Ackroyd. Lettera che purtroppo segnerà il destino di Ackroyd stesso, che morirà pugnalato nel suo studio, prima di poterla leggere.

Ma perché questo romanzo è stato così criticato? All'epoca della pubblicazione Agatha Christie fu accusata di aver imbrogliato i lettori.

Si tratta di un romanzo così noto che ritengo tutte le persone interessate al genere conoscano il nome dell'assassino, ma se non siete fra queste e/o non avete ancora letto il libro, allora non proseguite oltre se non gradite SPOILER.

Il romanzo è narrato in prima persona dal dottor James Sheppard, che abita accanto al Villino dei Larici insieme alla sorella Caroline, vera anima di King's Abbot.

È lo stesso Sheppard a raccontarci che Ackroyd l'aveva invitato a cena a villa Fernly la sera della sua morte e in un colloquio privato nel suo studio lo aveva messo a parte delle confidenze ricevute dalla signora Ferrars appena il giorno prima. E proprio mentre il dottore era in compagnia del signor Ackroyd, Parker, il maggiordomo, gli aveva consegnato, insieme all'altra posta, la lettera della signora Ferrars.

La lettera era stata consegnata alle nove meno venti. Erano esattamente le nove meno dieci, quando lo lasciai senza che lui l'avesse letta. Esitai un attimo, con la mano sulla maniglia della porta, domandandomi se avevo fatto tutto quello che potevo.

Queste parole del capitolo IV del dottor Sheppard sono la chiave di tutto il romanzo. Perché in quei dieci minuti il dottore ha ucciso Roger Ackroyd.


Così l'assassino è dunque il dottore. Ma non solo, è anche colui che ricattava la signora Ferrars e l'ha spinta al suicidio. Nel ruolo di medico, il dottor Sheppard aveva avuto modo di capire che il signor Ferrars non era affatto morto di morte naturale.

Ma il dottor Sheppard è anche il narratore, ruolo che normalmente nei romanzi con Poirot spetta al capitano Hastings. Ruolo che solitamente i lettori sono abituati a considerare al di sopra di ogni sospetto

Ecco perché inizialmente sembra che Agatha Christie abbia imbrogliato, venendo meno a un patto non scritto con il lettore. Vedremo comunque che lo farà ancora.

Ma rileggendo il romanzo, conoscendo già il nome del colpevole, gli indizi ci saltano agli occhi, uno sopra tutti la frase citata prima. Il dottore si guarda indietro per vedere se tutto è a posto: Ackroyd è morto, la lettera della signora Ferrars è sparita e tutto è come deve essere al momento del ritrovamento del cadavere. 

Il dottore se ne va indisturbato dal luogo del crimine ma ha già un piano per ritornare ed essere sul posto al momento della scoperta del delitto. Incarica un suo paziente di chiamarlo ad una certa ora la sera stessa: la telefonata sarà la scusa per tornare a villa Fernly affermando di avere ricevuto la notizia che Roger Ackroyd è stato assassinato.

Alla fine del romanzo tutti i particolari vengono messi ognuno al proprio posto da Poirot, chiamato ad indagare dalla nipote di Ackroyd, il quale accusa il dottor Sheppard dell'omicidio. Ma è davvero così? Non tutti ne sono convinti. 

Pierre Bayard scrive un saggio molto interessante a questo proposito, Chi ha ucciso Roger Ackroyd (1998) in cui mette in dubbio la colpevolezza del dottore. In effetti i punti oscuri restano tanti.

Per cominciare, Bayard si chiede come potesse il dottore essere sicuro che la signora Ferrars avesse scritto una sola lettera in cui lo accusava del ricatto. Avendo intenzione di suicidarsi perché limitarsi ad una sola lettera all'amato invece di denunciarlo anche alla polizia? In questo caso l'omicidio di Roger Ackroyd non avrebbe risolto il problema. 

Inoltre l'alibi che il dottore si è costruito (mai termine fu usato più a proposito), e cioè il dittafono modificato per attivarlo ad un orario preciso, richiedeva una premeditazione maggiore di quella che è possibile dalla cronologia degli eventi. Inoltre abbiamo visto che difficilmente il dottore poteva disporre di privacy in casa propria: tenere nascosto qualcosa a Caroline non era certo possibile.

E ancora, la sera del delitto il dottore si è recato a villa Fernly con, dentro la valigetta, un dittafono, un'arma portata da casa e le scarpe di Ralph Paton. Più che una valigetta da medico sembra che avesse con sé la borsa di Mary Poppins. Per fortuna nessuno dei presenti si è sentito male nel corso della cena. Non credo che ci sarebbe stato il posto per altro nella valigetta del dottore!

Infine Bayard ci fa notare che il dottor Sheppard non ha mai affermato di aver ucciso Ackroyd, ma solo di averne avuto l'intenzione. Avrebbe avuto davvero il coraggio di arrivare fino in fondo?

E allora chi? si chiede Bayard. Qualcuno che ha una posizione di visibilità nella storia ma che nessuno sospetta. Qualcuno non presente alla cena a villa Fernley ma comunque in grado di recarvisi per avere un colloquio con Ackroyd all'insaputa di tutti. Qualcuno che, grazie alla sua rete di informatori, è al corrente delle vicende personali di casa Ferrars e della posta che entra ed esce da quella casa. In una parola Caroline Sheppard!

Ovviamente Caroline ha ucciso per proteggere suo fratello, che era effettivamente il ricattatore della signora Ferrars. E il dottore, per proteggere sua sorella porrà fine alla sua vita con una dose di Veronal.

Quindi che decidiamo di seguire la tesi di Poirot, che identifica nel dottore l'assassino, sia che decidiamo invece di dubitare seguendo Bayard, questo resta uno dei miei romanzi preferiti di Agatha Christie.

E voi cosa ne pensate? Avete sospettato del dottore leggendo o invece eravate orientati su altri e la soluzione non vi ha convinto?