martedì 29 giugno 2021

Le sette morti di Evelyn Hardcastle

Blackheath House sta per svolgersi una festa, per la precisione un ballo in maschera. La famiglia Hardcastle ha invitato una serie di ospiti nella dimora di campagna per festeggiare il ritorno della figlia Evelyn da Parigi.

Peccato che la data scelta per questo rendez vous sia il diciannovesimo anniversario della morte del secondogenito Thomas, morto assassinato, e che vengano invitati esattamente le stesse persone presenti il giorno della tragedia (servitù compresa). Non sembra affatto essere una mera coincidenza.


Le sette morti di Evelyn Hardcastle, opera d'esordio di Stuart Turton, edita per l'Italia da Neri Pozza, mi ha attirato per la splendida copertina e per l'enigmatico titolo, quindi non mi sono soffermata più di tanto sulla trama.

Così quando ho visto che @leggere_causa_liberta stava organizzando il gdl #ospitiaBlackheathhouse ho deciso di unirmi al gruppo di lettura.

Il romanzo inizia in una foresta all'alba. Un uomo in smoking, ferito, si sveglia e non ricorda nulla, non riconosce nemmeno le sue mani. Tutto attorno alberi. Fa freddo, l'uomo trema e decide di camminare, almeno per scaldarsi. Si guarda attorno, non sa dove si trova né perché. L'unica cosa che ricorda è un nome: Anna. Forse è per lei che si trova in mezzo a una foresta, in una mattina gelida, con addosso uno smoking. All'improvviso sente delle voci, sente la voce di una donna che sta scappando inseguita da qualcuno; quindi sente uno sparo. 

Pensa che la donna sia Anna e crede che sia stata uccisa quindi comincia disperatamente a cercarla correndo come un pazzo fra gli alberi quando uno sconosciuto gli consegna una bussola e gli indica la via. Se seguirà le sue indicazioni, lo sconosciuto, dopo aver ucciso la donna, diventerà anche il suo carnefice?

Ammetto che arrivata a questo punto mi sono chiesta se proseguire o meno la lettura: mi sembrava un romanzo troppo lontano dai miei gusti, più vicino ai moderni thriller ansiogeni che ai gialli classici del periodo d'oro. Ma per fortuna ho continuato a leggere.

Questo libro mi ha letteralmente conquistata. I primi capitoli sono stati particolarmente ostici, tant'è che ho cominciato ad annotarmi i nomi e gli avvenimenti principali di ogni capitolo per non perdere il filo e soprattutto perché mi sembrava di non capire nulla. Ma poi procedendo con la lettura le cose hanno cominciato a dare forma a un rompicapo degno di Agatha Christie, ma con una nota fantastica che è tipica di J.K.Rowling.

Per non rovinare la lettura a chi non l'ha ancora letto non voglio dire della trama più di quello che si può trovare online.

Vi posso dire che questo romanzo è un vero rebus. Durante la festa Evelyn verrà uccisa con un colpo di pistola al ventre. La storia quindi sembra ripetersi, un altro omicidio, proprio come diciannove anni prima. Ma Evelyn non morirà una volta sola

L'uomo che si risveglia nella foresta è Aiden Bishop che dovrà scoprire chi è l'assassino di Evelyn e ha 7 giorni per farlo, 7 giorni che passerà nel corpo di 7 persone diverse. Rivivrà infatti la stessa giornata "interpretando" diversi personaggi e cercando ogni volta di avvicinarsi un po' di più alla verità. Ce la farà? E chi è Anna?

In reltà questa è solo uno dei livelli della storia, perchè giorno dopo giorno Aiden scoprirà che forse c'é anche un'altra chiave di lettura di tutta la vicenda e comincerà a capire che l'esito della sua missione non gli permetterà di salvare solo Evelyn, ma anche il suo destino è legato a filo doppio a questo assassinio.

Il mio consiglio non può che essere: leggetelo! Ne vale veramente la pena. L'autore ha creato un enigma molto complesso che tiene col fiato sospeso fino alla fine.



sabato 26 giugno 2021

Nemesi

Qualche tempo fa ho scoperto l'esistenza di un libro del 2017, edito da Primula Editore, scritto da Maurizio Merlo e Attilia Vicini, intitolato C'è un cadavere tra i fiori. Il verde nel giallo (I giardini in Agatha Christie).

Mi sono subito fatta prendere dall'entusiasmo, come mi capita sempre quando scopro qualche libro che parla della regina del giallo che ancora non conosco.

In realtà però devo ammettere che sono rimasta un po' delusa da questa lettura perché mi aspettavo uno studio molto più approfondito delle opere della Christie che rivelasse nuove chiavi di lettura per il ruolo del giardino nelle sue opere o, se non nuove, almeno un po' più articolate.

L'idea di partenza in effetti è ottima. Si tratta di un libretto diviso in capitoli in base alla classificazione dei giardini comparsi nell'opera della scrittrice: il giardino come movente, il giardino come luogo del delitto, il giardino del ricordo, il giardino e l'infanzia e così via.


Le premesse ci sono tutte, ma la maniera in cui questi argomenti sono stati trattati mi ha lasciato perplessa. Speravo ne venisse fatta un'argomentazione approfondita, mentre invece ho trovato un elenco di brani estrapolati dai romanzi con un breve commento degli autori che però, a mio parere, sono troppo scarni. Sarebbe stata interessante una trattazione molto più articolata, mentre qui è stata solo scalfita la superficie di un argomento che avrebbe ancora molto da dirci.

Avendo letto quasi tutti i romanzi di Agatha Christie, se penso a quelli in cui il giardino svolge un ruolo importante il mio primo pensiero va automaticamente a Miss Marple e al suo giardino a St. Mary Mead, senza soffermarmi su un titolo in particolare. Se devo pensare invece a un romanzo nello specifico, il mio pensiero va a Poirot che passeggia nel giardino progettato e curato da un pazzo in Poirot e la strage degli innocenti.

Per la tappa di Giugno della #ReadChristie2021 ho comunque scelto Miss Marple ma non il suo giardino.

Ho riletto da poco Miss Marple nei Caraibi per il #goldenwpmengdl organizzato da @sfogliarsi, dove l'arzilla vecchietta fa la conoscenza di Jason Rafiel, un ricco e malandato uomo d'affari con il quale risolverà un delitto.

Mi è sembrato naturale quindi proseguire con Miss Marple: Nemesi, che possiamo considerare il "seguito" di Miss Marple nei Caraibi.

Miss Marple non ha più modo di incontrare il signor Rafiel dopo l'avventura nei Caraibi, anche se lui conserva fino alla fine un ricordo della donna quando le apparve di notte avvolta in un foulard rosa usando la parola Nemesi per descrivere se stessa.

Quindi quando, più di un anno dopo questi avvenimenti, le capita di leggere il nome Rafiel fra i necrologi non ricorda subito perché il nome le sia famigliare. A breve però l'avventura tropicale le torna alla mente ma rimane comunque sorpresa quando viene convocata a Londra nello studio legale degli esecutori testamentari di Jason Rafiel.

Pensa che potrebbe averle lasciato dei libri di floricoltura conoscendo la sua passione per il giardinaggio, oppure una spilla appartenuta ad una vecchia zia. Non può certo immaginare cosa la aspetta.

Il signor Rafiel infatti le ha lasciato un compito da portare a termine, deve fare delle indagini su un omicidio e se riuscirà a far luce sul delitto le verrà consegnata una somma ragguardevole.

Già, un delitto. Ma quale delitto? Le informazioni finiscono qui, il resto a tempo debito. Un po' poco per prendere una decisione, ma Miss Marple decide comunque di accettare.

Inizialmente comincia a svolgere le prime indagini alla cieca, organizzando anche un incontro "fortuito" con la ex-segretaria del signor Rafiel, anch'ella conosciuta durante il soggiorno caraibico.

Ma a metterla sulla strada giusta sarà lo stesso signor Rafiel con una lettera in cui le comunica di aver predisposto tutto per un nuovo viaggio, questa volta in patria. Si tratta di un Tour della "Famous Houses and Gardens of Great Britain" in cui si farà visita a giardini e ville d'Inghilterra degni di interesse.

Dunque Miss Marple prepara la valigia e si appresta a partire per una nuova avventura.

Il libro mi è piaciuto molto, apprezzo quando vengono fatti riferimenti a fatti o personaggi già incontrati in precedenti romanzi. Mi piace il senso di continuità che ne deriva e trovo che questo caratterizzi meglio i personaggi.

E voi invece? Gradite questi collegamenti o preferite i romanzi del tutto autoconclusivi?


domenica 13 giugno 2021

Miss Marple nei Caraibi

Oggi torniamo a dedicarci ad Agatha Christie e questa volta accompagniamo Miss Marple nientemeno che al sole dei Caraibi.

Di solito è Poirot che è più avvezzo alle avventure all'estero, ma questa volta il premuroso nipote di Miss Marple le ha regalato una vacanza ai Caraibi, sull'isola di St. Honoré, quindi prepariamo il cappello di paglia. 



L'alloggio al Golden Palm Tree Hotel è molto confortevole, il clima è caldo e asciutto, il mare incantevole, ma non succede mai nulla. Miss Marple non ha altre preoccupazioni che decidere se sistemarsi con il suo lavoro a maglia sulla spiaggia o sulla terrazza dell'hotel.

Fra gli ospiti dell'albergo c'è il Maggiore Palgrave, che racconta sempre le stesse storie e tutti cercano di evitarlo; l'unica che sembra mostrargli un po' di attenzione è proprio Miss Marple.


Ma anche lei si accorgerà che forse non gliene ha prestata a sufficienza quando, dopo averle chiesto se volesse vedere l'istantanea di un assassino ed aver cambiato bruscamente argomento avendo visto qualcuno alle spalle di Miss Marple, muore improvvisamente quella notte stessa.


Ma per Miss Marple le coincidenze sono piuttosto difficili da accettare, soprattutto quando la morte del Maggiore Palgrave viene archiviata come accidentale per aver ingerito una dose troppo elevata di un medicinale per l'ipertensione.


Ma il Maggiore soffriva davvero di ipertensione? Pare di si, a detta di tutti, ma nessuno l'ha saputo direttamente dal maggiore stesso. Sarà vero?


In questa indagine esotica Miss Marple si avvale dell'aiuto del bisbetico Mr Rafiel, un vecchio miliardario semiparalizzato, ospite dell'albergo con il suo entourage, la signora Walters, sua segretaria e Jackson, suo massaggiatore e tuttofare.


Miss Marple e Mr Rafiel saranno un'ottima accoppiata di investigatori e alla fine la verità trionferà

Avete letto questo romanzo di Agatha Christie? Preferite Miss Marple a St. Mary Mead o in trasferta?

 

sabato 12 giugno 2021

L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello

Oggi voglio parlarvi di L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello.

Inizialmente sono stata attratta dal titolo, come probabilmente molti di voi. Ma non si tratta di un romanzo come credevo, bensì di un saggio neurologico, scritto dal celebre neurologo Oliver Sacks nel 1985, che raccoglie una serie di casi clinici capitati nel corso della sua carriera.


La struttura dell'opera ricalca la suddivisione dei casi in base alla disfunzione neurologica che li ha causati.

La narrazione è molto scorrevole, quasi una raccolta di racconti, in cui il dottor Sacks descrive il paziente/personaggio di turno in base alla sua personalità e non solo per la malattia che l'ha colpito.

Il libro è diviso in quattro parti. Nella prima, Perdite, Sacks raccoglie i casi di sindromi neurologiche derivate da un deficit funzionale di una regione del cervello. In particolare sono sindromi quasi tutte generate da lesioni dell'emisfero destro del cervello.

Questa è una particolarità in quanto il dottore ci spiega come la neurologia tradizionale si fosse occupata, almeno fino a quel momento, delle lesioni all'emisfero sinistro. Questo perché gli effetti da esse causate sono facilmente dimostrabili, mentre gli effetti delle lesioni all'emisfero destro o "minore" non sono altrettanto distinguibili.

Nella seconda parte, Eccessi, il dottor Sacks ci parla di lesioni, alcune già trattate bel primo capitolo, che anziché portare un deficit di una determinata funzione, generano invece un suo eccesso.

Nella terza parte, Trasporti, il dottore ci parla di patologie con una forte componente psichica; il termine trasporti si riferisce al potere dell'immaginazione e della memoria, che riescono a far rivivere determinate situazioni del passato.

Infine nell'ultima parte, Il mondo dei semplici, Sacks ci parla di quelle persone, per esempio chi soffre di autismo, che hanno un modo tutto loro di interagire con il mondo e che proprio per questo hanno una loro unicità.

A tal proposito, leggendo il caso dei due gemelli, viene da chiedersi fino a che punto sia giusto spingersi per raggiungere quella che forse erroneamente riteniamo essere la normalità.

Il libro mi è piaciuto molto e lo consiglio a chi è interessato ai disturbi e alle malattie mentali. È molto scorrevole e si legge come una raccolta di racconti. 

Penso che la prossima lettura che farò di questo autore sarà Emicrania.

E voi avete mai letto qualcosa del dottor Sacks?

domenica 6 giugno 2021

Klara e il sole

Non avevo mai letto nulla di Kazuo Ishiguro e quando meno di un mese fa è uscito Klara e il sole mi sono lasciata incuriosire dal fatto che fosse disponibile in tre copertine diverse.

Insomma è stata l'illustrazione in copertina ad attirare la mia attenzione su un autore che avevo sempre ignorato.



Klara è un androide, per la precisione un AA F - amico artificiale femmina - modello B2, che viene venduto normalmente in un negozio apposito.

Nella realtà parallela e distopica in cui è ambientato il romanzo di Ishiguro, i genitori scelgono se potenziare i figli tramite editing genetico, procedura che risulta però essere rischiosa. I bambini non vanno più a scuola ma seguono le lezioni a casa da terminale (particolare questo che non facciamo fatica a immaginare). Non hanno quindi scambi con i coetanei se non durante gli incontri di interazione accuratamente preparati.


I bambini non sono più abituati all'interazione quotidiana con i propri simili e qui entrano in gioco gli AA che hanno quindi il compito di accompagnarli nella crescita, tenergli compagnia, alleviare la solitudine, diventare quindi dei surrogati, degli amici artificiali sempre disponibili fino al momento di andare al college.

Klara è un AA particolare, fin dalla sua vita nel negozio mostra di avere grandi qualità, curiosità per il mondo fuori dal negozio e un grande spirito di osservazione, doti che Direttrice non manca di cogliere.

Klara infatti è molto contenta quando Direttrice assegna a lei e alla sua amica Rosa il turno in vetrina: da lì infatti riesce a vedere quello che succede fuori, la gente sul marciapiede, Mendicante e il suo cane, i bambini che si avvicinano e le parlano attraverso il vetro, e soprattutto il sole, fonte di sostentamento per tutti gli AA.

Ed è proprio durante uno dei turni in vetrina che Klara conosce Josie, una ragazzina di 14 anni che le promette di tornare a prenderla per portarla a casa con lei.

Klara sente un legame con Josie e aspetta il suo ritorno, nonostante Direttrice la metta in guardia sulla volubilità dei bambini. Ma Josie torna, e anche se la madre sembra titubante e fa delle strane domande a Klara, alla fine viene acquistata e diventa la AA di Josie.

A casa di Josie ci sono tante finestre e Klara può seguire il percorso del sole fino al punto in cui va a riposare. Ma arrivano anche momenti bui, perché Josie alle volte non sta bene e quando la situazione si fa più grave sarà Klara ad intervenire per salvare Josie, intercedendo con colui che riconosce come una sorta di divinità e da cui discende tutto il nutrimento, senza tirarsi indietro davanti ad un sacrificio personale.

La storia è narrata dal punto di vista di Klara, col suo sguardo innocente sul mondo. Durante la lettura è molto difficile tenere a mente che Klara in realtà è un robot. La linea di confine fra Klara e l'"essere umano" alle volte diventa così sottile da dare l'impressione che sia tutto capovolto. 

Cos'è che davvero ci rende umani, degni di essere amati? e c'è davvero qualcosa di unico in ognuno di noi oppure siamo solo un insieme di abitudini e comportamenti ripetuti? E non è possibile affezionarsi ad un androide, creato appositamente per replicare il comportamento umano, ma forse anche i sentimenti? 

Un romanzo bellissimo che lascia vari interrogativi aperti, perché l'intento dell'autore non è scrivere un romanzo di fantascienza, ma riflettere sulla condizione umana. E forse la domanda più gettonata mentre si legge il libro è proprio: "Quale sarà il destino di Klara quando Josie andrà al college?"

Secondo me è proprio nell'accenno della sorte degli AA che si capisce la miseria della condizione umana, perché nonostante il progresso tecnologico che porta innovazioni impensabili, l'uomo non riesce a sfruttare fino in fondo queste migliorie e quindi non riesce ad avanzare veramente.