martedì 16 novembre 2021

Gli inconsolabili

Mi sono accostata alla lettura di Ishiguro con il suo ultimo romanzo, Klara e il sole che ho adorato e a quel punto ho deciso di leggerne anche altri.

Con un po' di ritardo vi parlo del libro della tappa di settembre di #leggendoishiguro organizzato da Sara, ovvero istantanea_di_un_libro: Gli inconsolabili, del 1995.

Si tratta dell'opera che mi ha colpito di più, e che secondo me è il più rivelatore dello stile di questo autore, che inizialmente mi ha confusa, poi mi ha incuriosita e alla fine mi ha fatto apprezzare maggiormente un autore così particolare.


La storia prende il via con l'arrivo di un musicista di fama internazionale, il signor Ryder, nell'albergo di una grande città dell'Europa centrale dove deve tenere un grande concerto

Ma fin dal suo arrivo si accorge di non avere chiaro il quadro della situazione, troppi dettagli gli sfuggono, non ricorda nemmeno cosa prevede il programma del suo soggiorno. Inoltre sembra che tutti si aspettino da lui interventi importanti su ogni ambito della vita cittadina, mentre Ryder sembra quasi non afferrare quello che gli capita attorno.

Questo senso di spaesamento del protagonista pervade anche il lettore che si sente in balia di un'impresa troppo grande per lui, esattamente come il musicista che di volta in volta viene consultato per le questioni più diverse, come se la sua opinione fosse la sola in grado di superare positivamente l'ostacolo in questione. 

In oltre 500 pagine Ishiguro descrive il soggiorno del signor Ryder in città come un'avventura onirica, dove il protagonista scopre di volta in volta qualcosa di sé insieme al lettore. I fatti si susseguono senza una logica apparente e anche i luoghi assumono una connotazione surreale.

Arrivati ad un certo punto della "storia" lo spaesamento iniziale si è trasformato nel punto di forza di questo romanzo. La memoria è il cardine di tutto ciò che accade, sia che si tratti di ciò che lo stesso Ryder non ricorda, sia che si tratti di ciò che gli altri personaggi di volta in volta ricordano e raccontano.

In seguito ho letto La mia sera del Ventesimo secolo e altre piccole svolte, ovvero il discorso tenuto alla premiazione del Nobel per la Letteratura nel 2018: in esso Ishiguro racconta come nella lettura della Ricerca del tempo perduto lo affascinò il modo in cui Proust

"concatenava un episodio all'altro. L'ordine degli eventi e delle scene non rispettava le esigenze cronologiche e nemmeno quelle di una trama lineare. Al contrario, erano fuggevoli associazioni di pensiero o le stravaganze della memoria a condurre la scrittura da un episodio al successivo."

Ecco che  Ishiguro vede un nuovo modo per comporre un romanzo:

"un modo capace di produrre una speciale ricchezza sulla pagina e di introdurre movimenti interni che uno schermo non avrebbe potuto catturare. Se fossi riuscito a spostarmi da un passaggio all'altro seguendo le associazioni mentali del narratore, avrei compiuto un'opera simile a quella di un pittore astratto che scelga di collocare delle forme e dei colori su una tela."

E voi avete letto qualcosa di Kazuo Ishiguro? Cosa pensate delle sue opere?

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