Non avevo mai letto nulla di Kazuo Ishiguro e quando meno di un mese fa è uscito Klara e il sole mi sono lasciata incuriosire dal fatto che fosse disponibile in tre copertine diverse.
Insomma è stata l'illustrazione in copertina ad attirare la mia attenzione su un autore che avevo sempre ignorato.
Nella realtà parallela e distopica in cui è ambientato il romanzo di Ishiguro, i genitori scelgono se potenziare i figli tramite editing genetico, procedura che risulta però essere rischiosa. I bambini non vanno più a scuola ma seguono le lezioni a casa da terminale (particolare questo che non facciamo fatica a immaginare). Non hanno quindi scambi con i coetanei se non durante gli incontri di interazione accuratamente preparati.
I bambini non sono più abituati all'interazione quotidiana con i propri simili e qui entrano in gioco gli AA che hanno quindi il compito di accompagnarli nella crescita, tenergli compagnia, alleviare la solitudine, diventare quindi dei surrogati, degli amici artificiali sempre disponibili fino al momento di andare al college.
Klara è un AA particolare, fin dalla sua vita nel negozio mostra di avere grandi qualità, curiosità per il mondo fuori dal negozio e un grande spirito di osservazione, doti che Direttrice non manca di cogliere.
Klara infatti è molto contenta quando Direttrice assegna a lei e alla sua amica Rosa il turno in vetrina: da lì infatti riesce a vedere quello che succede fuori, la gente sul marciapiede, Mendicante e il suo cane, i bambini che si avvicinano e le parlano attraverso il vetro, e soprattutto il sole, fonte di sostentamento per tutti gli AA.
Ed è proprio durante uno dei turni in vetrina che Klara conosce Josie, una ragazzina di 14 anni che le promette di tornare a prenderla per portarla a casa con lei.
Klara sente un legame con Josie e aspetta il suo ritorno, nonostante Direttrice la metta in guardia sulla volubilità dei bambini. Ma Josie torna, e anche se la madre sembra titubante e fa delle strane domande a Klara, alla fine viene acquistata e diventa la AA di Josie.
A casa di Josie ci sono tante finestre e Klara può seguire il percorso del sole fino al punto in cui va a riposare. Ma arrivano anche momenti bui, perché Josie alle volte non sta bene e quando la situazione si fa più grave sarà Klara ad intervenire per salvare Josie, intercedendo con colui che riconosce come una sorta di divinità e da cui discende tutto il nutrimento, senza tirarsi indietro davanti ad un sacrificio personale.
La storia è narrata dal punto di vista di Klara, col suo sguardo innocente sul mondo. Durante la lettura è molto difficile tenere a mente che Klara in realtà è un robot. La linea di confine fra Klara e l'"essere umano" alle volte diventa così sottile da dare l'impressione che sia tutto capovolto.
Cos'è che davvero ci rende umani, degni di essere amati? e c'è davvero qualcosa di unico in ognuno di noi oppure siamo solo un insieme di abitudini e comportamenti ripetuti? E non è possibile affezionarsi ad un androide, creato appositamente per replicare il comportamento umano, ma forse anche i sentimenti?
Un romanzo bellissimo che lascia vari interrogativi aperti, perché l'intento dell'autore non è scrivere un romanzo di fantascienza, ma riflettere sulla condizione umana. E forse la domanda più gettonata mentre si legge il libro è proprio: "Quale sarà il destino di Klara quando Josie andrà al college?".
Secondo me è proprio nell'accenno della sorte degli AA che si capisce la miseria della condizione umana, perché nonostante il progresso tecnologico che porta innovazioni impensabili, l'uomo non riesce a sfruttare fino in fondo queste migliorie e quindi non riesce ad avanzare veramente.
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