Ammetto la mia colpa, se di colpa si può parlare: non avevo mai letto Il Piccolo Principe. Ne conoscevo vagamente il contenuto, alcuni elementi. La Rosa, La volpe, l'aviatore, "L'essenziale è invisibile agli occhi.", "È il tempo che hai perso per la tua rosa che la rende così importante."
Non sapevo niente però dei pianeti, dei baobab, del serpente. Ma soprattutto non sapevo che ci fossero varie interpretazioni de Il Piccolo Principe. Forse è l'estrema apparente semplicità del racconto a spingerci a cercare un significato nascosto fra le righe? È possibile. E come se volessimo a tutti i costi trovare un significato anche dove non c'è, come del resto facciamo con la vita.
Ma ad un certo punto mi sono imbattuta in un'interpretazione che ha destato la mia curiosità. L'idea che il piccolo principe e il suo autore, Antoine de Saint-Exupéry, fossero legati a filo doppio, come il loro destino. L'idea che Il Piccolo Principe sia un testamento di Saint-Exupéry, che preannuncia la sua morte, o meglio la sua "scomparsa".
"Sembrerò morto e non sarà vero." "Non posso portare con me questo corpo. È troppo pesante. [...] Ma sarà come una vecchia corteccia abbandonata."
È da qui che parte Michel Bussi. Anche Antoine sembrerà morto quando il 31 luglio 1944 precipita nel Mediterraneo con il suo aereo, durante un volo di ricognizione, sul finire della guerra. Ma il corpo non fu mai ritrovato. Potrebbe non essere morto? Potrebbe aver inscenato la sua morte ed essersi nascosto da qualche parte per vivere lontano da quelle convenzioni sociali e da quelle etichette che tanto odiava?
Vi consiglio di leggere il libro di Bussi se avete amato Il Piccolo Principe; o di leggere Il Piccolo Principe per poter leggere il libro di Bussi, che approfondisce proprio la possibilità che Saint-Exupéry nascondesse un segreto, e che quel segreto si celasse proprio fra le pagine del suo libro più famoso.
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